In Europa ha suscitato attenzione tra le nuove
nomine italiane l'esclusione di un manager celebre: proponendo di eliminare il
capo esecutivo del colosso petrolifero italiano
ENI, il primo ministro italiano Matteo Renzi sta mettendo da parte uno
degli uomini d'affari più influenti d'Italia. Renzi prevede di sostituire Paolo
Scaroni, manager nominato dall'ex primo ministro Silvio Berlusconi, con Claudio
Descalzi, da una vita in Oil&Gas.
La proposta di sostituire il CEO presso la società
di proprietà dello Stato va al voto degli azionisti il prossimo mese, dove il
governo possiede il 30 % delle azioni e probabilmente otterrà l'approvazione.
Descalzi è un ingegnere petrolifero che ha
trascorso gli ultimi tre decenni in luoghi come l'Africa sub- sahariana e del
Medio Oriente, incaricato di eseguire il piano di Scaroni per concentrare gli
investimenti di Eni sulla scoperta di nuovi giacimenti di petrolio e gas .
Nei suoi nove anni come Amministratore Delegato di
Eni , Paolo Scaroni ha presieduto una serie di grandi scoperte di petrolio e
gas , evitando il tipo di grandi acquisizioni di Scisto nordamericane che hanno
pesato sui concorrenti di Eni . "Un paese difficile, è più disposto a
firmare un contratto easy" ha detto in una recente intervista.
Ma i successi di Eni sono stati temperati da
questioni legali che hanno pesato sul prezzo delle azioni della società . Eni e
le sue società controllate negli ultimi anni hanno affrontato le indagini da
parte dei regolatori americani ed europei. La società ha negato qualsiasi
addebito nelle inchieste di corruzione.
La società ha particolarmente lottato con la sua holding
in Saipem SPM.MI 1,33 % SpA , una società di servizi petroliferi - di cui Eni
detiene circa il 43 % . Lo scorso anno Saipem ha ridotto i profitti tra i
problemi economici in America del Nord e l'attrito in Algeria.
L'anno scorso che i pubblici ministeri italiani
stavano indagando se Scaroni ha avuto un ruolo in eventuali problemi di
corruzione algerino e Saipem ha detto in gennaio che una revisione dei
contratti non si presentò irregolare.
Le ombre su Scaroni però non sono le uniche sui
nominati da Renzi. In un rapporto del 2012 l’Ocse indica come esempio di “good
practice” 3 paesi: Svezia, Israele e Nuova Zelanda. l’Ocse raccomanda che “un organismo indipendente vigili sulla scelta
dei candidati” e che “al di là delle procedure formali”; in Nuova Zelanda,
dove la selezione è affidata ad un organismo indipendente, la Crown Ownership
Monitoring Unit. In particolare l’autorità elabora la lista dei nomi da
sottoporre al ministero competente e ogni candidatura deve essere approvata da
un altro organismo, il Cabinet. Ma il Comu ha
anche un altro compito: conduce un’attenta analisi sulle credenziali di ogni
candidato, individuando i conflitti di interesse e passando al setaccio il suo
background. Non solo: il Comu indirizza e veglia persino sul processo di
approvazione delle nomine da parte del governo. Dal 2013 in Italia le
candidature alle società direttamente partecipate sono sottoposte al giudizio
di un Comitato di garanzia del Tesoro. Ma per l’Ocse, si può fare di più.
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