I periodi prima delle elezioni sono sempre molto
confusi: Tutti i candidati dicono tutto ed il contrario di tutto: Salvini della
Lega guida l’indipendenza dell’Europa(forti di quella ottenuta della Padania);
Grillo grida che vincerà in Europa per far cadere il governo in Italia(boh…speriamo…);
Berlusconi promette dentiere e più che altro vorrebbe difendere i suoi amici
perseguitati dalle magistrature; Renzi invece perché vuole vincere in Europa
non l’ho capito: dice per cambiare questa Europa anche se non dice come, in
compenso nei pochi interventi che ho visto sbandiera di aver semplificato la
burocrazie in Italia, ed eliminato le tasse; andiamo un attimo a vedere che ha
fatto in questi quattro mesi(comunque pochi) estraendo uno strlacio da Il Fatto
Quotidiano:
Riforme istituzionali – in attesa: non ha rispettato i tempi - Il ddl che dovrà riformare Senato e Titolo V della Costituzione
doveva arrivare entro febbraio. Un mese dopo Renzi prende tempo. Il termine ultimo
per presentare gli emendamenti in Commissione Affari costituzionali è stato
fissato al 23 maggio. Ergo, sulle riforme si tornerà a lavorare solo dopo le
elezioni. La verità, forse, è contenuta nel DEFa 2014: “Riforme costituzionali:
“Approvazione in Parlamento in prima deliberazione entro settembre 2014“.
Riforma del lavoro – promesse rispettate a meta’ - “A marzo la riforma del lavoro”, spiegava l’ex sindaco il 17
febbraio: il 12 marzo il dl n. 34 firmato dal ministro Poletti viene approvato
dal Cdm e il 20 marzo è pubblicato in Gazzetta Ufficiale. La promessa è
rispettata. Ora il dl è in Senato, ha subito alcune modifiche (in primis,
l’obbligo di assunzione per le aziende che sfondano il tetto del 20% del numero
di precari viene sostituito da una multa) e la nuova versione è tornata a
Montecitorio per l’approvazione definitiva. Nel Jobs Act la parola “contratto” compare 2 sole volte:
si parla di “Riduzione delle varie forme contrattuali” e di “un contratto di
inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”. Nel dl Lavoro non c’è
traccia di nessuno dei due.
Riforma della PA – non ce l’ha fatta - Doveva arrivare entro fine aprile il testo di legge destinato a
riformare la Pubblica amministrazione. Ma mercoledì 30 invece di presentarsi in
conferenza stampa a Palazzo Chigi con un dl o un dd, Renzi arriva solo con le
linee guida del provvedimento, che sarà un disegno di legge e non un decreto, e
arriverà in “consiglio dei ministri il 13 giugno”. Il Def contiene forse la
verità: alla voce “Riforma della legge elettorale si legge: “Approvazione
definitiva entro settembre 2014“.
Sblocco totale dei debiti della PA – non ce l’ha fatta - E’ il 24 febbraio, Renzi è al Senato per chiedere la fiducia e
promette “lo sblocco totale, non parziale, dei debiti della P.A.”. Si parla di
“ulteriori 13 miliardi per accelerare il pagamento dei debiti arretrati. I
tempi? “Ottobre 2014″.
80 euro in busta paga – ce l’ha fatta ma i tecnici bocciano le
coperture - Dopo un tira e molla infinito per trovare le
coperture, il 18 aprile il Cdm approva il decreto Irpef. Ma i guai non sono
finiti, perché i tecnici del Servizio Bilancio del Senato, che analizzano il
testo prima del passaggio in Aula, il 2 maggio evidenziano diverse criticità:
l’aumento della tassazione sulle quote Bankitalia, utilizzato come copertura,
pone dubbi di costituzionalità; il minor gettito derivante dal taglio dell’Irap
potrebbe essere maggiore dei 2 miliardi previsti; il testo prevede l’utilizzo
di risorse attese dalla lotta all’evasione, ma “non è stata fornita alcuna
informazione in ordine a eventuali strumenti o metodologie che si ipotizza di
utilizzare per il raggiungimento dell’obiettivo”.
Taglio dell’Irap – tempi rispettati, ma i tecnici lo bocciano - ”Irap -10% per le aziende - Dal 1° maggio“, si legge sulla slide
numero 24 mostrata in conferenza stampa il 12 marzo ma il taglio sarà
pienamente operativo solo dal 2015. Ma per i tecnici del Servizio Bilancio del
Senato il minor gettito calcolato dal taglio dell’imposta, 2 miliardi, potrebbe
essere sottostimato.
“1,5
miliardi per la tutela del territorio” – non ce l’ha fatta;
“3,5 miliardi per la sicurezza nelle scuole” – non ce l’ha fatta - ”Un piano per le scuole –3,5 miliardi – unità di missione – per
rendere la scuole più sicure e rilanciare l’edilizia”, si legge nella slide
numero 20. Nel Def, tuttavia, i fondi scendono a quota 2 miliardi, come si
legge a pagina 30. Se poi si va a guardare nel testo del decreto Irpef si
scopre che per ora le risorse stanziate dall’articolo 48 (Edilizia Scolastica)
non vanno oltre i 122 milioni per il 2014 e gli altrettanti del 2015. In tutto
244 milioni, non 3,5 miliardi.
Energia meno costosa per le imprese – non ce l’ha fatta - “Dal 1° maggio vi sarà un taglio dei costi dell’energia del 10% per le
pmi attraverso una rimodulazione del paniere della bolletta energetica”,
prometteva il premier, mostrando la slide n. 25. L’entrata a regime del quadro normativo
potrebbe arrivare in estate, ma “gli effetti si avranno entro fine 2015″.
Auto blu all’asta – promessa rispettata a meta’ e c’e’ confusione sui
numeri - “100 auto blu all’asta dal 26 marzo al 16 aprile”,
si legge nella slide 16 mostrata il 12 marzo. Il 26 marzo il governo parla
“della vendita di 151 auto blu”. Ma i numeri non tornano: nell’avviso di
vendita del ministero dell’Interno si parla dell’alienazione di 70 vetture; in
quello della Difesa le auto sono 52; 8 quelle dei Vigili del fuoco. Il totale
fa 130. Non tornano a tal punto che il 25 aprile il governo annuncia: “Si
conferma che tutte e 52 le vetture finora messe all’asta su Ebay sono state
regolarmente aggiudicate”.
Piano casa – il dl e’ al senato, ma la commissione bilancio ha dubbi
sulle coperture -
Garanzie per i giovani – il piano e’ partito ma “il rischio paralisi e’
altissimo” - “1,7 miliardi per garantire ai giovani (18/29
anni) entro 4 mesi dal titolo di studio il lavoro o il proseguimento degli
studi – Il piano è partito il 1° maggio, ma non mancano le difficoltà. Per
metterlo in atto le Regioni devono firmare una convenzione con il ministero del
Lavoro, ma in poche lo hanno fatto: Cinque su 20. “Il rischio paralisi è
altissimo”. Non solo: se Renzi parlava di 1,7 miliardi, i fondi sono di meno:
il sito del ministero parla di “1,5 miliardi“.
Riforma delle Province – approvata, ma aumentano le poltrone - Le Province sono state riformate (e non abolite) il 3 aprile con
l’ok definitivo della Camera ddl Del Rio. Renzi diceva: “Tremila posti in meno
per i politici” (Asca, 26 marzo). Non è così, perché il testo approvato aumenta
le poltrone nei comuni: “Per i comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti, il
consiglio comunale è composto, oltre che dal sindaco, da dieci consiglieri e il
numero massimo degli assessori è stabilito in due; per i comuni con popolazione
superiore a 3.000 e fino a 10.000 abitanti, il consiglio comunale è composto,
oltre che dal sindaco, da dodici consiglieri e il numero massimo di assessori è
stabilito in quattro”, si legge. In pratica a fronte del taglio di 2.159
poltrone con la riforma delle Province, aumentano i seggi per i consiglieri
(pari a 26.096) e i posti da assessore (+5.036) dei Comuni fino a 10 mila
abitanti.
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