Le Guerre appaiono inevitabili: lo appaiono sempre quando per anni non si fa nulla per evitarle.

giovedì 15 maggio 2014

IL FARE DOPO I NON FARE



I periodi prima delle elezioni sono sempre molto confusi: Tutti i candidati dicono tutto ed il contrario di tutto: Salvini della Lega guida l’indipendenza dell’Europa(forti di quella ottenuta della Padania); Grillo grida che vincerà in Europa per far cadere il governo in Italia(boh…speriamo…); Berlusconi promette dentiere e più che altro vorrebbe difendere i suoi amici perseguitati dalle magistrature; Renzi invece perché vuole vincere in Europa non l’ho capito: dice per cambiare questa Europa anche se non dice come, in compenso nei pochi interventi che ho visto sbandiera di aver semplificato la burocrazie in Italia, ed eliminato le tasse; andiamo un attimo a vedere che ha fatto in questi quattro mesi(comunque pochi) estraendo uno strlacio da Il Fatto Quotidiano:
Riforme istituzionali – in attesa: non ha rispettato i tempi - Il ddl che dovrà riformare Senato e Titolo V della Costituzione doveva arrivare entro febbraio. Un mese dopo Renzi prende tempo. Il termine ultimo per presentare gli emendamenti in Commissione Affari costituzionali è stato fissato al 23 maggio. Ergo, sulle riforme si tornerà a lavorare solo dopo le elezioni. La verità, forse, è contenuta nel DEFa 2014: “Riforme costituzionali: “Approvazione in Parlamento in prima deliberazione entro settembre 2014“.
Riforma del lavoro – promesse rispettate a meta’ - “A marzo la riforma del lavoro”, spiegava l’ex sindaco il 17 febbraio: il 12 marzo il dl n. 34 firmato dal ministro Poletti viene approvato dal Cdm e il 20 marzo è pubblicato in Gazzetta Ufficiale. La promessa è rispettata. Ora il dl è in Senato, ha subito alcune modifiche (in primis, l’obbligo di assunzione per le aziende che sfondano il tetto del 20% del numero di precari viene sostituito da una multa) e la nuova versione è tornata a Montecitorio per l’approvazione definitiva. Nel Jobs Act  la parola “contratto” compare 2 sole volte: si parla di “Riduzione delle varie forme contrattuali” e di “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”. Nel dl Lavoro non c’è traccia di nessuno dei due.
Riforma della PA – non ce l’ha fatta - Doveva arrivare entro fine aprile il testo di legge destinato a riformare la Pubblica amministrazione. Ma mercoledì 30 invece di presentarsi in conferenza stampa a Palazzo Chigi con un dl o un dd, Renzi arriva solo con le linee guida del provvedimento, che sarà un disegno di legge e non un decreto, e arriverà in “consiglio dei ministri il 13 giugno”. Il Def contiene forse la verità: alla voce “Riforma della legge elettorale si legge: “Approvazione definitiva entro settembre 2014“.
Sblocco totale dei debiti della PA – non ce l’ha fatta - E’ il 24 febbraio, Renzi è al Senato per chiedere la fiducia e promette “lo sblocco totale, non parziale, dei debiti della P.A.”. Si parla di “ulteriori 13 miliardi per accelerare il pagamento dei debiti arretrati. I tempi? “Ottobre 2014″.
80 euro in busta paga – ce l’ha fatta ma i tecnici bocciano le coperture - Dopo un tira e molla infinito per trovare le coperture, il 18 aprile il Cdm approva il decreto Irpef. Ma i guai non sono finiti, perché i tecnici del Servizio Bilancio del Senato, che analizzano il testo prima del passaggio in Aula, il 2 maggio evidenziano diverse criticità: l’aumento della tassazione sulle quote Bankitalia, utilizzato come copertura, pone dubbi di costituzionalità; il minor gettito derivante dal taglio dell’Irap potrebbe essere maggiore dei 2 miliardi previsti; il testo prevede l’utilizzo di risorse attese dalla lotta all’evasione, ma “non è stata fornita alcuna informazione in ordine a eventuali strumenti o metodologie che si ipotizza di utilizzare per il raggiungimento dell’obiettivo”.
Taglio dell’Irap – tempi rispettati, ma i tecnici lo bocciano - ”Irap -10% per le aziende - Dal 1° maggio“, si legge sulla slide numero 24 mostrata in conferenza stampa il 12 marzo ma il taglio sarà pienamente operativo solo dal 2015. Ma per i tecnici del Servizio Bilancio del Senato il minor gettito calcolato dal taglio dell’imposta, 2 miliardi, potrebbe essere sottostimato.
“1,5 miliardi per la tutela del territorio” – non ce l’ha fatta;
“3,5 miliardi per la sicurezza nelle scuole” – non ce l’ha fatta - ”Un piano per le scuole –3,5 miliardi – unità di missione – per rendere la scuole più sicure e rilanciare l’edilizia”, si legge nella slide numero 20. Nel Def, tuttavia, i fondi scendono a quota 2 miliardi, come si legge a pagina 30. Se poi si va a guardare nel testo del decreto Irpef si scopre che per ora le risorse stanziate dall’articolo 48 (Edilizia Scolastica) non vanno oltre i 122 milioni per il 2014 e gli altrettanti del 2015. In tutto 244 milioni, non 3,5 miliardi.
Energia meno costosa per le imprese – non ce l’ha fatta - “Dal 1° maggio vi sarà un taglio dei costi dell’energia del 10% per le pmi attraverso una rimodulazione del paniere della bolletta energetica”, prometteva il premier, mostrando la slide n. 25.  L’entrata a regime del quadro normativo potrebbe arrivare in estate, ma “gli effetti si avranno entro fine 2015″.
Auto blu all’asta – promessa rispettata a meta’ e c’e’ confusione sui numeri - “100 auto blu all’asta dal 26 marzo al 16 aprile”, si legge nella slide 16 mostrata il 12 marzo. Il 26 marzo il governo parla “della vendita di 151 auto blu”. Ma i numeri non tornano: nell’avviso di vendita del ministero dell’Interno si parla dell’alienazione di 70 vetture; in quello della Difesa le auto sono 52; 8 quelle dei Vigili del fuoco. Il totale fa 130. Non tornano a tal punto che il 25 aprile il governo annuncia: “Si conferma che tutte e 52 le vetture finora messe all’asta su Ebay sono state regolarmente aggiudicate”.
Piano casa – il dl e’ al senato, ma la commissione bilancio ha dubbi sulle coperture -
Garanzie per i giovani – il piano e’ partito ma “il rischio paralisi e’ altissimo” - “1,7 miliardi per garantire ai giovani (18/29 anni) entro 4 mesi dal titolo di studio il lavoro o il proseguimento degli studi – Il piano è partito il 1° maggio, ma non mancano le difficoltà. Per metterlo in atto le Regioni devono firmare una convenzione con il ministero del Lavoro, ma in poche lo hanno fatto: Cinque su 20. “Il rischio paralisi è altissimo”. Non solo: se Renzi parlava di 1,7 miliardi, i fondi sono di meno: il sito del ministero parla di “1,5 miliardi“.
Riforma delle Province – approvata, ma aumentano le poltrone - Le Province sono state riformate (e non abolite) il 3 aprile con l’ok definitivo della Camera ddl Del Rio. Renzi diceva: “Tremila posti in meno per i politici” (Asca, 26 marzo). Non è così, perché il testo approvato aumenta le poltrone nei comuni: “Per i comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti, il consiglio comunale è composto, oltre che dal sindaco, da dieci consiglieri e il numero massimo degli assessori è stabilito in due; per i comuni con popolazione superiore a 3.000 e fino a 10.000 abitanti, il consiglio comunale è composto, oltre che dal sindaco, da dodici consiglieri e il numero massimo di assessori è stabilito in quattro”, si legge. In pratica a fronte del taglio di 2.159 poltrone con la riforma delle Province, aumentano i seggi per i consiglieri (pari a 26.096) e i posti da assessore (+5.036) dei Comuni fino a 10 mila abitanti.

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