Bruxelles: Da Il Fatto Quotidiano di
mercoledì 15 aprile
Il Fondo Monetario Internazionale(FMI) ci ha ripensato:”L’austerrity e le liberalizzazioni non
spingono l’economia in alto, semmai in basso”: questa presa di posizione
azzoppa il principale cavallo di battaglia dell’ideologia liberista, inforcato
dal compagno Renzi per farci
adottare il Jobs Act.
Beh…in
realtà a livello scientifico non c’è stato alcun cambiamento di rotta: gli
studi specialistici lo avevano appurato da tempo e senza appello che le riforme
del mercato del lavoro a base di flessibilità sono destinate a far collassare
il sistema.
Il problema è un altro, ed è ben noto: gli organismi
millantati come “tecnici”, quali il FMI o la BCE, sono a tutti
gli effetti organi di indirizzo politico al servizio delle potenze globali o
locali dominanti (Usa e Germania). Il risultato di questo modo
di agire è quello di gettare intere popolazioni nella miseria e l’intera
professione economica nel discredito. Prendiamo ad esempio l’austerità in Grecia. Il presupposto
perché questa funzionasse era che per ogni euro di taglio alla spesa (debito),
il Pil (entrate) diminuisse meno di un euro: insomma che le entrate diminuissero
meno delle uscite .
In termini tecnici, occorreva che il numero di
incremento che va a moltiplicare la spesa pubblica fosse minore di uno,
altrimenti ogni taglio di spesa (quindi di deficit, quindi di debito) sarebbe
stato vanificato da un più che proporzionale calo di reddito (quindi di entrate
fiscali). Ma siccome la Grecia doveva essere frantumata, per cavarne il succo da servire ai creditori esteri, il FMI nel suo Country Report del 2012 diceva che il moltiplicatore della Grecia
era solo 0,5, quindi l’austerità non le avrebbe fatto male! Non solo: lo stesso
FMI in contemporanea affermava che
siccome l’economia era ancora depressa e i tassi di interesse bassissimi, era
prevedibile che i moltiplicatori fossero piuttosto alti (leggi: maggiori di
uno) e quindi terapie d’urto a base di tagli erano sconsigliabili (p. 172 del
Weo di aprile 2012). Ciliegina sulla torta, a p. 41 del Weo di ottobre
2012, Blanchard si chiede:
“Stiamo forse sottostimando i moltiplicatori?”
Ora, a voi pare che in una crisi di domanda con disoccupazione alle stelle sia
consigliabile una cosa che fa diminuire i salari (quindi la spesa delle
famiglie) e aumentare la disoccupazione? Certo che no. Ma nell’aprile 2012 il
Weo, si sperticava in lodi sulle riforme
del lavoro che “avevano stabilizzato l’Eurozona” (a pag. XV). Ora che gli Usa
si preoccupano, perché è successo nel 2015 quello che si era previsto nel 2001
(calo della domanda in seguito alle riforme, con pericolo per la ripresa
mondiale), ecco che il docile FMI, a
un fischio del padrone, dice la verità, sconfessando le baggianate avallate nel
2012.
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