Le Guerre appaiono inevitabili: lo appaiono sempre quando per anni non si fa nulla per evitarle.

venerdì 5 dicembre 2014

I 4 RE DI ROMA



 I nuovi re...


Mi ricordo qualche anno fa, fuori un locale di Roma, che un amico mi disse:”Cazzo, c’è Senese!” Io ignaro di chi fosse glielo chiesi, e mi disse che era un famoso ricercato.
Mi giro e vedo sto vecchio mezzo decrepito circondato da uomini molto più giovani e  belle donne. Sembrava più un costruttore naif al dopolavoro che un latitante.
Il giorno dopo vedo su internet e trovo sto articolo:


Visto che qua cadono tutti dalle nuvole a Roma ed i politici dello Stato, di Finmeccanica e delle Coop non sapevano; e visto che ce ne sono ancora tre in giro, ne estraggo dei pezzi:
“Riconoscerlo è facile: l'occhio sinistro riporta i segni di un'antica ferita. Il colpo di pistola esploso a distanza ravvicinata da un carabiniere nel 1981: è sopravvissuto anche alla pallottola alla testa, conquistando la fama di immortale. Anche per questo tutti hanno paura di lui. Ed è grazie a questo terrore che oggi Massimo Carminati è considerato l'ultimo re di Roma” È stato un terrorista dei Nar, un killer al servizio della Banda della Magliana, l'hanno accusato per il delitto Pecorelli e per le trame degli 007 deviati, l'hanno arrestato per decine di rapine e omicidi. Come disse Valerio Fioravanti: «è uno che non voleva porsi limiti nella sua vita spericolata, pronto a sequestrare, uccidere, rapinare, partecipare a giri di droga, scommesse, usura». Sempre a un passo dall'ergastolo, invece è quasi sempre uscito dalle inchieste con l'assoluzione o con pene minori: adesso a 54 anni non ha conti in sospeso con la giustizia.” Il business principale è la cocaina: viene spacciata in quantità tripla rispetto a Milano, un affare da decine di milioni di euro al mese, un'invasione di droga che circola in periferia, nei condomini della Roma bene e nei palazzi del potere, garantendo ricchezza e ricatti. Non ha amici, solo camerati. E chi trent'anni fa ha condiviso la militanza nell'estremismo neofascista sa di non potergli dire di no. Per questo la sua influenza si è moltiplicata dopo l'arrivo al Campidoglio di Gianni Alemanno, che ha insediato nelle municipalizzate come manager o consulenti molti ex di quella stagione di piombo. Le sue relazioni possono arrivare ovunque. A Gennaro Mokbel, che gestiva i fondi neri per colossi come Telecom e Fastweb ed a Lorenzo Cola.
Michele Senese domina i quartieri orientali e la fascia a Sud-Est della città, è diventato un boss autonomo, chiamato "o Pazzo" perché le perizie psichiatriche gli hanno permesso più volte di uscire dalla cella: i medici - che lo hanno definito capace di intendere e volere - lo hanno però indicato come incompatibile con il carcere e a fine anno tornerà libero.
All'interno del territorio di Senese c'è un'enclave in mano ai Casamonica. Ricchi, con ville arredate in modo sfarzoso e auto di lusso, si muovono tra usura e cocaina, senza che le retate abbiano intaccato i loro traffici:  secondo la Squadra Mobile possono contare su un migliaio di affiliati, pronti a offrire i loro servizi criminali alla famiglia. Dopo l'arresto del leader di un anno fa, Peppe Casamonica, adesso alla guida del clan c'è la moglie del boss.
Don" Carmine e Giuseppe "Floro" Fasciani, i fratelli avrebbero la supervisione sulla fascia Sud-Occidentale. Don Carmine è un'altra vecchia conoscenza, che compare nei dossier delle forze dell'ordine dai tempi della Magliana. È con lui al telefono che il solito Mokbel millantava di avere pagato per fare assolvere Valerio Fioravanti e Francesca Mambro: il segno di come tutte le storie criminali a Roma finiscano per intrecciarsi intorno allo stesso filo nero. E anche Fasciani ha tenuto rapporti con camorra, 'ndrangheta e Cosa nostra.






Inizia la caccia alle streghe


«È recentemente giunto alle nostre orecchie che in alcune regioni dell'alta Germania, molte persone di entrambi i sessi, rinnegando la fede cattolica, si sono abbandonate a demoni maschi e femmine, e che, a causa dei loro incantesimi, lusinghe, sortilegi, e altre pratiche abominevoli, hanno causato la rovina propria, della loro prole, degli animali, e dei prodotti della terra, così come di uomini e donne».

Recita così un passo significativo della bolla Summis desiderantes affectibus ("Desiderando con supremo ardore"), promulgata «nell'anno del Signore 1484, cinque dicembre» da papa Innocenzo VIII, con cui venne messa definitivamente al bando la stregoneria. Qui nacquero i presupposti della famigerata caccia alle streghe, che per quasi due secoli provocherà migliaia di vittime in tutta Europa. Il documento papale, in concreto, nominò due figure di inquisitori, i domenicani tedeschi Heinrich Kramer Institor e Jacob Sprenger, incaricati di perseguire con estrema durezza maghi, guaritori e streghe che «infestavano» la Germania con i loro malefici e sortilegi.
I due monaci decisero di raccogliere tutta la loro conoscenza del fenomeno in una sorta di manuale antistregonico, pubblicato con il titolo di Malleus Maleficarum. In esso si affrontava la stregoneria come fenomeno prettamente femminile, partendo dal delirante presupposto che la donna fosse per natura più soggetta ad essere influenzata dal diavolo.

Alexandre Dumàs



Con personaggi senza tempo come D'Artagnan ed Edmond Dantès ha lasciato un'impronta marcata nella letteratura mondiale, da cui viene celebrato come "maestro del romanzo storico".
Nato a Villers-Cotterêts, piccolo comune a 70 km da Parigi, e morto a Dieppe nel dicembre del 1870, il destino prima gli voltò le spalle, lasciandolo orfano del padre a tre anni, ma poi sembrò ripagarlo quando ottenne il lavoro di copista alla corte del Duca di Orleans, futuro re di Francia col nome di Luigi Filippo I.
Quegli anni vissuti a contatto con l'alta aristocrazia francese si rivelarono un prezioso patrimonio, cui attingere per i suoi romanzi più celebri: da I tre Moschettieri (primo capitolo di una trilogia) a Il conte di Montecristo, passando per La regina Margot.
Tra i massimi autori della tradizione francese, è in assoluto lo scrittore che ha ispirato il maggior numero di trasposizioni cinematografiche e televisive. Il figlio, suo omonimo, seguì le orme paterne e firmò opere di altrettanto valore, in primis La signora delle camelie, che ispirò Giuseppe Verdi nella Traviata

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