Le Guerre appaiono inevitabili: lo appaiono sempre quando per anni non si fa nulla per evitarle.

giovedì 25 giugno 2020

"IL RITORNO DEL NULLA"



Sono passati anni dall'ultima volta che ho scritto su questo blog. Nato dall'esigenza di leggere le notizie come raccontate all'estero e dall'estero su eventi che riguardavano  argomenti di rilevanza mondiale nonché italiani, notai la differenza che c'era tra le principali testate giornalistiche mondiali e le  nazionali. Perché un giornalista all'estero è principalmente un esperto di quello di cui parla e successivamente una persona esperta nel comunicare scrivendo magari anche con scrittura creativa. Infine per arrivare a scrivere editoriali su giornali di importanza mondiale come il New York Times per esempio è necessario una discreta esperienza e gavetta.
È questa la condizione media della gran parte dei giornalisti italiani che scrivono su testate nazionali?
Secondo me no, soprattutto perché molti tra i giornalisti famosi sono più che altro video blogger o anche attori, commedianti, teatranti o simili. In Italia il principale diritto che viene trasmesso da molti editorialisti è infatti quello "di satira", santificato e spesso anteposto a quelli di cronaca o di critica.
In più vista l'importanza anche economica data dalle informazioni riportate sui quotidiani online prende sempre maggiormente piede l'attenzione rivolta a quelle che sono le "slow news." 
Per capirci, mentre un'informazione che viene trasmessa quasi in tempo reale (tramite Ansa o social) è chiamata "Fast" ed è spesso selvaggiamente esposta e buttata in pasto alle masse, le "slow news" sono quelle di uno, due o più giorni prima, analizzate da un giornalista e commentate secondo la sua ottica. 
Se da un lato le "slow" sono notizie più pure, diciamo "sanificate" da quelle che sono le fake news o opinioni distorte dall'impatto dell'evento, spesso il loro utilizzo comporta anzitutto una selezione giornalistica tra ciò che è raccontato e ciò che non viene descritto; in più molto spesso le notizie sono importanti ma anche tecniche e quindi vanno analizzate alla luce di diverse fonti od opinioni non essendoci una visione chiave ed universale di lettura. Facciamo per esempio il caso del covid-19: da un lato c'è l'Organizzazione Mondiale della Sanità che continua a tirare il freno su gli allentamenti dei protocolli di sicurezza e dall'altra per esempio in Italia abbiamo il professore Zangrillo con un pool di esperti che periodicamente rilascia interviste sulla diminuzione (rectius scomparsa) dei casi clinici in Italia. Adesso chi ha ragione in questo conflitto tra scienziati? Sicuramente io non lo so, ma non può saperlo neanche un giornalista che passa le sue giornate seduto ad una scrivania dietro ad un computer a leggere gli articoli del proprio giornale e dei suoi referenti. La gestione di tali informazioni sia per importanza, sia per complessità, dovrebbe Infatti essere sempre veicolata tramite almeno due punti di vista ed almeno un consulente. Questa cosa che ho appena detto sembra una norma di buon senso ma è una regola di Good Practice che ogni giornalista dovrebbe sapere dal momento in cui si scrive all'Ordine e dovrebbe essere condizione necessaria all'esercizio della professione. 
In Italia ovviamente è pura utopia una cosa del genere e non mi riferisco solo al problema dei "Padri-padroni" dell'editoria o alle lottizzazioni politiche dei servizi pubblici di informazione etc.
È proprio un problema culturale di chi scrive ma anche di chi legge. All'estero invece la regola esiste e viene rispettata; pertanto da oggi voglio continuare a fare la mia rassegna stampa delle principali informazioni e notizie relative ai fatti di interesse nazionale ed internazionale viste con gli occhi e raccontate dalle penne di chi è più bravo e più rispettoso delle regole di buona informazione.

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